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"Santini, P. C.... Saroni, Sergio". Scorrendo l'indice dei nomi in moltissimi manuali e saggi d'arte contemporanea, questa è la situazione che mediamente si incontra: non c'è il nome di Margherita Sarfatti. La prima donna al mondo ad affermarsi strutturalmente nel ruolo di critica d'arte, la teorizzatrice di una linea identitaria per l'arte italiana, l'ideatrice di un movimento oggi rivalutato come il Novecento Italiano, la promotrice del contemporaneo italiano sulla scena internazionale con decine di mostre in importanti capitali europee e americane, è stata per decenni rimossa dalla memoria e dalla storiografia. Perché? Sulla sua figura ha pesato la storia personale, una lunga relazione intellettuale e poi amorosa con Benito Mussolini, la colposa imperdonabile condivisione di pagine tragiche del fascismo, che poi peraltro - lei di origini ebraiche - la costringerà all'esilio sudamericano. Responsabilità pesanti, ma che non giustificano l'acritica ed aprioristica damnatio memoriae che ha colpito la Sarfatti - e molti degli artisti da lei sostenuti - fino ad anni molto recenti. Riflessioni che sono alla base di questo pamphlet biografico: che appoggiandosi a testimonianze e a documenti spesso inediti, tenta di restituire la giusta dimensione ad una studiosa che quando giunge al fatidico incontro con l'uomo che ne segnerà i destini, ha già costruita la sua solida identità di giornalista, scrittrice, teorica e critica d'arte, animatrice - con il suo salotto - della vita culturale prima di Milano poi di Roma.